Il Festival dei Beni Comuni (CommonsFest) indica la strada per creare il mondo che vogliamo attraverso il mondo che vogliamo superare!* Il Festival dei Beni Comuni (CommonsFest) costituisce un’iniziativa volta a incentivare il sapere libero e la collaborazione paritaria (peer to peer) per la creazione e la gestione dei beni comuni. Una filosofia che si e’ diffusa tramite le comunita’ del codice libero e si estende a molti aspetti del nostro quotidiano, come nelle arti, nel governo elettronico (e-goverment), nella costruzione di macchinari, attrezzi e altri beni. Tramite una mostra, delle conferenze e dei seminari, lo scopo del festival e’ fare conoscere al pubblico le realizzazioni di questa filosofia e di creare l’occasione per ulteriori applicazioni.
NELLO SPECIFICO
Esiste un mondo in cui la conoscenza e’ libera, le arti sono libere, le opinioni si esprimono e si discutono liberamente, le decisioni si prendono collettivamente.Un mondo in cui il bene comune e’ piu’ importante di quello individuale, dove esiste rispetto per le risorse naturali e la dignita’ umana, un mondo in cui non e’ il denaro il solo mezzo per soddisfare i propri bisogni. Un mondo in cui si puo’ reinterpretare liberamente una canzone , collaborare alla stesura di una sceneggiatura cinematografica, migliorare i progetti di un trattore, scrivere una voce di una enciclopedia, partecipare ad un processo politico decisionale, frequentare liberamente delle lezioni universitarie, costruire con i propri amici una casa, provvedere ai propri bisogni tramite lo scambio di prodotti o servizi. Sembra un’utopia ma si tratta di realta’. Negli ultimi decenni abbiamo osservato lo sviluppo delle comunita’ del codice libero (free software)/codice sorgente aperto (open source), le quali hanno coltivato ed evidenziato un nuovo modello creativo, basato sulla collaborazione e sul libero scambio di conoscenza. In seguito, sulla base di questo modello, si sono sviluppate anche altre diverse comunita’ a gestione aperta (Open Peer-to-Peer Communities) le quali hanno dato la spinta all’estensione di questo modello a molti altri beni al di fuori dello spettro digitale, mostrando in definitiva come sia fattibile un modello piu’ equo ed efficace della gestione del quotidiano. Questo modello si basa su alcune caratteristiche che governano il funzionamento di queste comunita’. Le caratteristiche piu’ significative sono l’offerta, la condivisione e la collaborazione nell’ambito di un sistema di soddisfazione dei propri bisogni in cui ciascun partecipante contribuisce sulla base del principio per cui offre a seconda delle sue possibilita’ e riceve a seconda dei suoi bisogni, contribuendo parallelamente al consolidamento di una collezione di conoscenze a disposizione di tutti per il bene comune. Altrettanto importante, inoltre, e’ il fatto di operare in un contesto paritario, in una procedura decisionale non gerarchica, contesto deterrente alla concentrazione del potere in poche persone, con tutto quello che comporta. Un’altra caratteristica importante dello stesso, dovuta all’innovazione e alla diffusione della rete, e’ la sua non localizzazione geografica, il suo estendersi in lungo e in largo per tutto il pianeta. In questo modo uomini di diverse parti del mondo possono lavorare a un progetto comune, comunicando digitalmente, abolendo i confini e ampliando le possibilita’. Grazie alla fondazione di questo modello sono stati creati una serie di beni non caratterizzabili ne’ come privati ne’ come pubblici. Vengono chiamati “beni comuni”. In pratica si parla di beni ai quali si ha libero accesso per tutti nel rispetto di alcuni permessi che ne regolano l’uso (Creative Commons, licenza GPL e altri). Esistono molti altri beni di questo tipo, oltre i software. Per esempio, i modelli di macchinari offerti dall’ Open Source Ecology, le stampe tridimensionali di oggetti (Rep-Rap), i modelli per la costruzione di case da Wikihouse, o di automezzi da Wikispeed, birre (Freebeer), bevande analcoliche (Open-Cola), e altri ancora. Ancora, nell’ambito della produzione di prodotti agricoli, il tentativo di salvare le sementi tradizionali, e l‘indipendenza da concimi chimici e pesticidi ha modellato un quadro di conoscenza per cui ciascuno puo’ soddisfare le proprio esigenze alimentari nel rispetto dell’ambiente naturale e del lavoro umano. Inoltre, il ritorno alle costruzioni naturali, in collaborazione con la ricerche di fonti di energia riciclabile, ha aperto nuovi orizzonti alla costruzione di una nuova casa, accogliente ed energicamente autonoma, e, spingendosi un passo avanti, alla creazione di eco-villaggi. Aggiungendo a tutto questo il movimento DIY (Do It Yourself, fallo da te), ci si rende conto che siste un vasto numero di conoscenze per la produzione di beni i quali possono agevolmente soddisfare una gran parte, se non la totalita’, dei nostri bisogni.
Tutto cio’, fondamentalmente, potrebbe costituire una proposta per una nuova gestione economica. Il motivo per cui possiamo presentarla adesso e’, in primo luogo, che e’ ormai evidente come l’attuale sistema di profitto non e’ in grado di provvedere alle esigenze di una gran parte della popolazione, e, in secondo luogo, che queste comunita’ possono offrirci la loro lunga esperienza di un modello di soddisfazione dei bisogni diverso ed efficiente. Ovviamente e’ evidente che il passaggio dal modello del sistema di profitto ad un modello di gestione a collaborazione paritaria (peer-to-peer) non puo’ avvenire da un giorno all’altro. Vale, pero’, la pena dare il via alla fondazione di piccole strutture di creazione di beni comuni, dove le circostanze lo permettono, in modo che i piccoli pezzi vadano a riunirsi in un quadro generale. Il Commons Festival vuole essere uno di questi punti di partenza, un passo in piu’ verso il quadro generale. Col-LABORIAMO tutti!
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